Indice
In questa guida spieghiamo quali sono le caratteristiche del basso elettrico, segnalando i modelli presenti sul mercato e i prezzi.
Corpo
Un basso elettrico ha generalmente il corpo pieno questo comporterà quindi che il suono non si amplificherà all’interno di una cassa di risonanza (come succede ad esempio nel fratello Contrabbasso) ma tramite il microfono detto pickup. Nella formazione del suono quindi, in linea teorica, può essere una delle componenti meno incisive. Tuttavia l’utilizzo di diversi legni comporta, comunque, delle differenze di sfumature nel suono finale. Sarà la sensibilità e il gusto del musicista a farlo indirizzare nella giusta scelta dell’essenza da usare. Tra le più usate dalle case costruttrici c’è l’Ontano e il Frassino meno il Mogano e altri legni esotici.
La Fender, ditta leader nel settore nonché ideatrice stessa del primo basso elettrico, ha preferito l’utilizzo dei primi due sia per una loro ottima risposta strutturale alle basse frequenze sia (e forse soprattutto) per la grande disponibilità che aveva di questi materiali. Descrivere a parole una differenza che si può solo sentire è impresa assai ardua ma possiamo dire che il suono che si ottiene da un corpo in ontano è molto diverso da uno in frassino. Il primo risulta infatti molto più morbido, caldo mentre il secondo ha un carattere più presente, aggressivo, tendente alle frequenze medio-alte. Altra grande differenza sta nel peso dei due legni (fattore da non sottovalutare affatto!) molto leggero l’ontano (per un basso a quattro corde intorno ai 3,5 kg di media) e più pesante il frassino (che può arrivare anche sui 5,5 kg sempre per un quattro corde).
Negli strumenti più pregiati (soprattutto se parliamo del mondo della liuteria) ad accompagnare il legno base del corpo saranno altre essenze. Si tratta dei top con valenza soprattutto di natura estetica e per impreziosire il pezzo. Dal nome stesso si può intuire come, prevalentemente, questi siano posizionati nella parte superiore del corpo quella insomma a vista non solo di chi suona ma anche di chi guarda. I legni usati saranno molto più pregiati (a volte addirittura anche rari) proprio per dare maggiore valore al pezzo. Tra questi possiamo ricordare le varie tipologie di acero (fiammato, spalted, burled ecc…), le diverse radiche ma anche legni esotici come il koa, il wenge ecc… Se il top avrà uno spessore importante allora questo potrà andare a influenzare le caratteristiche sonore del legno di base.
Quello che troveremo negli strumenti commerciali è però generalmente una semplice impiallacciatura con un fine esclusivamente estetico. Più diffusamente invece marchi come la Fender, la G&L, la Ernie-Ball cercheranno di rendere piacevole alla vista il corpo ponendo attenzione all’utilizzo, nel legno di base, di tavole dalle belle venature. Altro discorso, non meno importante, è la verniciatura e il colore. Spesso, presi dalla foga dell’acquisto, non si tiene conto di questo aspetto che invece può nascondere delle brutte sorprese. Il consiglio è quello, per essere certi di quali legni ci siano e della loro bontà (almeno dal punto di vista estetico) di puntare a colori natural e burst (nelle sue diverse tonalità) che fanno intravedere le figurazione del legno (rendendo così praticamente impossibile nascondere nodi, incollature a puzzle ecc…). Succede infatti che colori coprenti nascondono, spesso, scelte di materiali non certo di prima qualità che andranno a inficiare nella perfetta funzione sonora dello strumento.
Come ho detto all’inizio il corpo è generalmente pieno. Generalmente perché esistono modelli di bassi che si differenziano sono gli hollow-body o semi-acustici e gli acustici veri e propri. I primi, come si può intuire dal nome, sono un incrocio tra un basso normale e un acustico. Hanno degli incavi nel corpo che fungono da piccole casse di risonanza. In linea teorica, un basso semiacustico dovrebbe suonare anche senza amplificazione, ma nella pratica ciò non succede e il volume risulta sempre molto basso (perciò è sempre dotato di un suo pickup).
Per l’acustico invece il discorso è diverso: questo ha una vera e propria cassa di risonanza che permetterebbe di suonare senza nessun microfono. La particolarità delle frequenze basse, però, nella maggioranza dei casi rende questi strumenti pressappoco inutili visto la difficoltà nell’aver un volume adeguato. Per concludere l’ultimo aspetto da tenere in considerazione nella scelta del corpo è la sua forma. Anche questo è spesso sottovalutato e si è spinti a prendere magari quella più particolare ed estrosa. Il consiglio è, invece, di scegliere quella più comoda per voi stessi e per il vostro modo di suonare perché altrimenti ne ripaghereste in comodità e di conseguenza anche nella minor facilità di esprimervi.
Manico e Tastiera
Il manico possiamo dire che è, senza dubbio, uno degli aspetti fondamentali del nostro strumento. Non sarebbe azzardato affermare che il 60% di quello che noi possiamo ottenere dal basso elettrico lo si deve proprio a questa componente. La scelta della tipologia più consona a voi è naturalmente strettamente personale. C’è chi preferisce spessori più cicciotti chi invece profili sottili e fini. Basterà imbracciarlo per rendervi conto fin da subito quale sarà il più adatto al vostro modo di suonare.
Di notevole importanza, per quanto riguarda il manico, saranno i suoi materiali perché qui (più che nel corpo) il risultato condizionerà maggiormente il suono finale. Generalmente il legno più usato per il manico è l’acero mentre per quanto riguarda la tastiera si opta, di solito, per il palissandro e di nuovo per l’acero. Molti affermano che la differenza tra i due materiali sia solo di natura tattile (più morbido il palissandro meno l’acero) altri invece sono propensi a dare maggior peso nella differenza del risultato finale. E’ difficile poter dire chi abbia ragione perché si tratta di sensazioni strettamente personali.
In linea di massima la scelta dell’acero andrà ad accompagnare un corpo in frassino mentre il palissandro uno in ontano ma questo è solo una delle tante possibilità offerte dal mercato. Il manico è anche uno delle componenti del basso elettrico più soggette al condizionamento con l’ambiente esterno: umidità, calore, freddo comportano dei cambiamenti nella forma che obbligano il musicista a regolare costantemente, tramite il truss-road, la sua tensione. Per questo, molti costruttori, preferiscono utilizzare un manico multilaminato, composto cioè dall’incollaggio di più legni che garantirebbe maggiore stabilità nel tempo.
Anche per questo motivo l’industria si è avvicinata all’utilizzo di nuovi materiali come la resina fenolica, la grafite o addirittura l’alluminio. Il risultato sonoro si distanzia però abbastanza dal manico-tastiera tradizionale e questa è forse una delle cause del poco successo avuto da queste realtà (accanto all’elevato costo). Il tipo di unione che il manico ha con il corpo crea un ulteriore punto fondamentale nella ricerca del proprio suono. Tre sono, generalmente, le tipologie di incollaggio del manico: avvitato (bolton), incollato (set-in) o formante un pezzo unico con il corpo (neck-thru). Si passerà, generalmente, da un suono con più attacco nel primo caso ad uno più morbido e lirico nell’ultimo (il set-in sarà quindi una via di mezzo tra le due soluzioni).
Pickup
Il basso per la sua natura traduce il suono prodotto dalle vibrazioni delle corde tramite dei microfoni detti pickup. Questi quindi sono un fattore decisivo per poter trovare quello che diventerà il vostro strumento. Tradizionalmente i vari tipi di pickup vanno a identificare delle tipologie di basso standard: si parlerà allora di basso stile precision quando sarà presente uno split-coil in posizione centrale, oppure uno di tipo jazzbass quando troveremo due single-coil (uno vicino al manico, l’altro al ponte).
Se invece ci imbatteremo in un solo humbucker prossimo al ponte potremmo affermare, senza azzardare troppo, che ci troviamo di fronte a un basso stile musicman. Come potrete intuire queste affermazioni rimandano ai tre bassi che hanno fatto la storia del nostro strumento (Precision, Jazzbass e Musicman) tutti nati dall’estro e dalla grande abilità di Leo Fender. I bassi che sono venuti in seguito hanno tutti dovuto fare i conti con questi tre modelli e bene o male tutti hanno sviluppato i loro progetti partendo da queste basi.
Ora il mercato offre una combinazione di pickup tra le più varie e saper scegliere quella più giusta per il proprio suono non è certo facile. Con un po’ di esperienza e con numerose prove si può superare anche questo scoglio e si potrà capire, con non troppa difficoltà la combinazione preferita. Tra quelle più in voga in questo periodo possiamo citare il doppio humbucker o lo split-coil più single-coil, che offrono una gamma di sonorità e sfumature tra le più vaste. La qualità di un buon pickup deve essere essenzialmente una: riprodurre nella maniera più fedele le caratteristiche del legno del basso, esaltandole ma senza renderle troppo artificiali. Il grande difetto, infatti, dei pickup più scadenti è quello di rendere troppo finto il suono senza rispettare le dinamiche del tocco del musicista. Tra le marche leader nel segmento possiamo citare la Seymour Duncan e la Bartolini.
Elettronica
A accompagnare spesso i pickup nella riproduzione del suono c’è un elettronica on-board comandabile direttamente dai potenziometri presenti sul corpo. Qua sta una delle differenze principali tra strumenti passivi (senza elettronica a bordo ma solo con controlli di volume e tono) e strumenti attivi (con elettronica in cui poter variare anche l’eq). Si potrà scegliere tra elettroniche semplici (controllo dei bassi o alti) a più complesse (controllo dei bassi, alti, medi semiparametrici, switch di eq ecc…). Il pregio dell’elettronica è quello di rendere più versatile lo strumento, permettendo direttamente sul basso delle variazioni importanti del suono. Come difetto principale vale lo stesso discorso dei pickup poiché il rischio maggiore è quello di rendere finto e plasticoso il suono di base. Molti musicisti infatti, per ovviare a ciò, preferisco l’utilizzo di bassi completamente passivi.
Meccaniche
L’importanza di questa componente sta nel loro fine: agganciare le corde tra il ponte e le chiavi rendendo così suonabile lo strumento. Qua la scelta è, possiamo dire, più semplice perché in definitiva una meccanica o un ponte deve solo compiere il suo dovere nella maniera giusta. Le marche leader in questo segmento sono la Hipshot e la Schaller che offrono un ampio catalogo cercando di accontentare il musicista anche dal punto prettamente estetico (dalla linea vintage o moderna, dal colore cromato, dorato ecc…). Una delle sperimentazioni che ha colpito questa componente ed ha avuto un grande successo è la meccanica chiamata D-Tuner. Il suo scopo è quello di scordare una nota nella tonalità desiderata (generalmente si usa per passare dal MI al RE) tirando giù semplicemente una leva posta sulla meccanica.
Corde
La principale differenza, nel basso elettrico, quando si parla di corde è innanzitutto nel numero. 4,5,6 sono il numero di corde che tradizionalmente troviamo nel mercato (per un numero maggiore o inferiore bisogna per forza di cose affidarsi alla liuteria). La differenza sostanziale sta nelle possibilità offerte dallo strumento, possibilità che naturalmente diventa maggiore con l’aumento delle corde. Se poi nella pratica effettiva questa possa veramente servire starà a voi sceglierlo anche perché qua si entra nel mondo dei gusti personali. Per chi dovesse incominciare, il consiglio è comunque di puntare al basso tradizionale a quattro corde perché rende più accessibili gli esercizi di base ed è anche più facile acquisire una corretta postura delle dita. E’ bene sottolineare che il maggior numero di corde non significa di conseguenza maggiore bravura del musicista ma solo un diverso approccio che questo ha voluto avere con lo strumento.
Tipologie
Ora che abbiamo avuto un’infarinata generale sulle componenti del basso elettrico e sulla loro importanza al fine del prodotto finito possiamo passare a guardare più da vicino quello che il mercato ci offre nel concreto. Innanzitutto è bene capire su quale target andare a muoversi. C’è da dire infatti che, ad esempio, per un neofita che si avvicina solo ora al basso sarebbe inutile puntare a modelli top di gamma come anche sarebbe riduttivo per un musicista ormai esperto limitarsi a modelli entry level. Fascia per fascia andiamo a considerare quindi nello specifico i vari modelli:
Entry Level
In questa fascia possiamo trovare strumenti economici a partire dagli 80 euro fino approssimativamente ai 300 euro. Di solito più si va avanti con il costo più gli strumenti dovrebbero essere curati. C’è da dire però che in questa fascia le differenze non sono poi così evidenti e sarebbe conveniente risparmiare in ottica di un futuro passaggio a qualcosa di migliore. Tra gli strumenti riconosciuti tra i più validi in questo segmento possiamo trovare l’Eko MM300, lo Yamaha RBX170, l’Ibanez GSR180 e tanti altri. Sono bassi tutti di produzione orientale (Vietnam, Cina, Korea ecc…), molti dei quali escono addirittura dalle stesse fabbriche. Per chi dovesse iniziare e non avesse neanche l’amplificatore ci sono dei Pack comprensivi di basso,amplificatore,accordatore e quanto altro serva per iniziare a suonare.
Fascia intermedia
Qua siamo di fronte già a strumenti di ottima fattura che potrebbero bastare a molti tra i musicisti amatoriali. Il prezzo può variare dai 300 euro agli 800 euro e qui, più che nella prima fascia, la differenza si fa evidente con il salire del prezzo. A farla da padrona in questa fascia, negli ultimi anni, è una ditta coreana la Cort che con la serie GB e la serie Artisan è riuscita a sfornare strumenti suonabilissimi e molto curati anche esteticamente. Qua troviamo anche i Fender più economici, quelli Made in Mexico, sicuramente non a livelli dei fratelli Americani ma comunque sempre ottimi bassi. C’è da dire, visto che incominciamo a parlare di cifre di tutto rispetto, che più che la marca sarebbe bene di guardare la propria sensibilità e il proprio gusto personale perché non sempre quello che per molti è un ottimo basso lo potrebbe essere di conseguenza anche per voi.
Fascia alta
Sono sicuramente i bassi che tutti sognano di avere. Parliamo di marche che hanno fatto la storia di questo strumento e della musica in generale, colossi come la Fender, la G&L, la Ernie-Ball Musicman, la Warwick. I prezzi vanno dagli 800 euro fino a salire a cifre veramente esose sui 2000, 3000 euro e quindi vale più che prima il dovere di farsi consigliare solo da se stessi e seguire poco i consigli degli altri per non trovarsi sulle mani un investimento sbagliato.
Industriale o di liuteria
Il mercato odierno offre anche la possibilità di non rivolgersi esclusivamente al prodotto industriale, per la scelta del basso elettrico, ma di affidarsi nella mani di un liutaio. Questa strada è sicuramente una delle più difficili e rischiose nella ricerca del proprio strumento perché il risultato finale è sempre un’incognita. Anche abbinando il lavoro del miglior liutaio a quelle dei migliori materiali tanto non avremo, con sicurezza, come prodotto finito il miglior basso. Tutto questo perché un basso di liuteria deve poter nascere solo con la giusta maturazione del musicista, capace così di poter indirizzare l’opera dell’artista nel migliore dei modi. Ricordiamoci che un prodotto industriale lo troviamo pronto lì davanti ai nostri occhi e ci permette di essere provato e riprovato; un basso di liuteria invece potrà essere suonato solo alla fine della creazione e gli interventi possibili in seguito non riusciranno mai a fargli cambiare il suo carattere di base. Quindi o ci piace e rispecchia il nostro essere oppure abbiamo sbagliato nettamente strada. E’ ovvio però che le sensazioni che un basso di liuteria può dare ad un musicista sono diverse da quelle di un basso industriale. Non parliamo tanto del suono (alla fine non è detto che uno strumento artigianale suoni meglio di uno di serie) quanto nell’amore che si viene a creare per una cosa che in definitiva è unica e speciale. Tra i migliori maestri liutai possiamo citare Carlos Michelutti della Cordova Guitars di Gubbio, i fratelli Mari di Torino, Jacaranda di Milano solo per rimanere sul suolo italico ma la scelta è addirittura più ampia che nei marchi industriali.
Abbiamo potuto vedere come l’acquisto di un basso elettrico debba avvenire in maniera oculata guardando quello che uno veramente desidera avere ed ottenere dalla propria musica. Ci teniamo a sottolineare che non ci sarà mai guida che tenga che vi possa indirizzare dritti al vostro strumento. Solo con la prova diretta si potrà capire quali saranno le giuste strade da percorrere e quali invece quelle da evitare. Il mercato è veramente ampio e oggi, come non mai, c’è proprio l’imbarazzo della scelta. Sarebbe quindi un vero peccato farsi travolgere dalla foga dell’acquisto e perdere così magari un basso più ideale per il vostro modo di suonare.
Altro consiglio è quello di guardare, quando possibile, anche al mercato dell’usato perché di occasioni se ne trovano tutti i giorni. Strumenti che nuovi hanno prezzi inaccessibili da usati possono diventare molto più abbordabili. Puntate sulle vostre vere necessità e cercate di seguire poco le varie mode perché sono solo il modo più facile di ritrovarsi uno strumento che non rispecchi voi stessi. Intanto vi auguriamo un felice acquisto nella speranza che possa rivelarsi la scelta che vi accompagnerà per lungo tempo.
Prezzi del Basso Elettrico
Nella tabella che segue è possibile trovare l’elenco dei modelli di basso elettrico più venduti online con i relativi prezzi.
Cliccando sui singoli modelli viene aperta una finestra nella quale è possibile leggere le opinioni e i commenti degli acquirenti.
Nessun prodotto trovato.