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In questa guida spieghiamo quali sono le caratteristiche del flauto, segnalando i modelli presenti sul mercato e i prezzi.
Il flauto è tra gli strumenti musicali più antichi, forse uno dei primi suonati dall’uomo. Noto da sempre nella letteratura classica ha diverse varianti.
Origini
Noto già in epoca greca, se non altro per alcuni poemi letterari e opere pittoriche che sono pervenuti fino a noi, del flauto così come lo conosciamo oggi, si fa risalire l’origine al XIV secolo. Si tratta di esemplari di flauto dolce (che, come vedremo si differenzia da quello traverso per la struttura e la posizione d’uso), l’unico all’epoca esistente.
Il flauto (dolce) ebbe nel rinascimento la sua prima grande diffusione, anche grazie alla produzione di spartiti stampati; il grande pubblico si avvicinò a questo strumento, nonostante ci volesse molto fiato per farlo suonare a causa della tecnica ancora artigianale.
I flauti rinascimentali infatti erano di minore conicità e quindi un suono pieno poteva uscire solo con un gran dispendio di fiato. Nondimeno, fu strumento molto apprezzato, tanto che nell’inventario dei beni di Enrico VIII, ne furono trovati ben 76 esemplari. Così il flauto fece il suo ingresso trionfale anche nella letteratura: Shakespeare, Milton e i contemporanei lo immortalano nelle loro opere. In epoca barocca, il flauto dolce subì alcune modifiche tecniche che permisero di addolcirne il suono. Così, divenne finalmente uno strumento completamente cromatico su due ottave: molti compositori del calibro di Bach, Vivaldi, Corelli lo inserirono nelle loro composizioni.
Fu in questo periodo che il flauto dolce cominciò ad essere costruito in tre parti smontabili, per poter regolare meglio il LA e intonare correttamente lo strumento. Fino al rinascimento il flauto era un unico pezzo. Nell’Ottocento inizia il declino del flauto dolce, tanto che agli inizi del XX secolo era uno strumento quasi dimenticato che il grande compositore Stravinsky scambiò per un clarinetto. La causa di questo declino fu l’introduzione del flauto traverso in quasi tutte le orchestre sinfoniche, perché ritenuto più adatto. Dal 1832, il flauto traverso prese le sembianze che oggi conosciamo.
Flauto Dolce
Il flauto dolce, chiamato anche flauto a becco, è uno strumento in legno (ma oggi, quelli da studio, sono anche in plastica) che fa parte della famiglia degli aerofoni. È dunque uno strumento a fiato. Il principio di funzionamento del flauto dolce è molto semplice: il suono è prodotto dall’aria che viene incanalata lungo un condotto che la dirige contro un bordo affilato che prende il nome di “labium”.
Dentro il labium la colonna d’aria oscilla e queste oscillazioni fanno vibrare l’aria contenuta nel condotto dello strumento, producendo il suono. Diversamente dal flauto traverso che vedremo nel prossimo paragrafo, il flauto dolce si suona appoggiandolo “diritto” sulle labbra. Non è possibile quindi tenerlo orizzontale e cambiare la posizione delle labbra per variarla al flusso d’aria.
Nel flauto dolce, quindi, variazioni di pressione nel flusso d’aria, provocano solamente variazioni di altezza della nota che fuoriesce. Il flauto dolce ha 7 fori praticati sulla parte anteriore e 1 sulla parte posteriore. Flauti di dimensioni più lunghe, producono toni più gravi; viceversa, flauti piccoli, producono suoni più acuti. La predilezione per il flauto dolce nel Rinascimento, è data proprio dalla diversa imboccatura. Per lo stesso motivo, a partire dal XVIII secolo è preferito l’uso del flauto traverso: sono cambiati i gusti musicali e le dimensioni delle sale da concerto. Esistono quattro categorie differenti di flauto dolce
-flauto dolce soprano (in do2)
-flauto dolce contralto (in fa1)
-flauto dolce tenore (in do1, un’ottava sotto il flauto soprano)
-flauto dolce basso (in fa0, un’ottava sotto il flauto contralto)
Quando si parla di termini come contralto, soprano, ecc… riferiti al flauto, sono da intendersi un’ottava superiore rispetto alla voce umana contralto, soprano, ecc… Forse non tutti sanno che, anticamente esistevano altre due famiglie di flauto dolce, cui appartenevano strumenti piccoli dal suono acuto:
-flauto dolce sopranino in fa2 (un’ottava sopra il flauto contralto)
-flauto dolce sopranino in do3 (un’ottava sopra il flauto soprano)
Oggi il flauto dolce più diffuso è il soprano in do.
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Flauto Traverso
Anche il flauto traverso come il suo omonimo dolce, è uno strumento musicale che appartiene alla famiglia degli aerofoni. Fino al XIX secolo era costruito in legno, mentre adesso si prediligono quasi esclusivamente i metalli: dall’alpacca argentata a metalli più pregiati come l’argento e l’oro, fino ad arrivare agli strumenti in platino. Il flauto traverso si chiamava anticamente “traversiere”. Questo nome deriva dalla posizione che assume l’esecutore rispetto al flauto: lo strumento rimane alla destra del flautista. Il principio di funzionamento è lo stesso del flauto dolce: le note vengono prodotte dall’oscillazione e vibrazione della colonna d’aria che si forma nel canale interno e dall’opportuna occlusione o apertura dei fori. Le differenze con l’omonimo “dolce” però sono molte.
A cominciare dal numero di fori: nel flauto dolce sono 8, nel flauto traverso (moderno) sono dodici e non si chiamano fori bensì chiavi. Queste trasformazioni, rispetto all’originale barocco, furono introdotte nel 1832 dal tedesco Theobald Boehm. La seconda differenza consiste nel fatto che il flauto dolce si compone di due parti, il flauto traverso di tre: testata, corpo centrale, trombino, da montare insieme, in sequenza prestabilita, grazie a innesti detti “a baionetta”. Così, il flauto traverso montato ha una lunghezza di 65 cm, con un diametro della canna di 2 cm.
La testata ha il foro per appoggiare le labbra e soffiare, sul corpo centrale sono disposte tutte le chiavi, mentre di trombino ne esistono due versioni. Il più comune è il trombino in Do, che consente, grazie ad una apposita leva manovrata con l’indice della mano destra, di produrre Do4 Do#4 (ottava grave) e Re#4 (ottava grave e intermedia). Il secondo tipo di trombino, poco usato è in Si: più lungo, permette di produrre anche il Do7 (la nota più alta dell’estensione standard del flauto), oltre al Si3.
Il flauto traverso più usato è quello in Do che ha un’estensione di 3 ottave, ovvero copre la gamma di suoni che va dal Do centrale (Do4) fino al Do7. Tuttavia, alcuni esemplari moderni hanno un’estensione di 3 ottave e mezzo e i virtuosi dello strumento arrivano a coprire 4 ottave piene, riuscendo ad emettere il Do8. Questa nota è praticamente sconosciuta agli strumenti d’epoca, poiché impossibile da raggiungere; non vi è traccia quindi nel repertorio classico per flauto traverso. La famiglia del flauto traverso, ha numerosi rami. Secondo quanto riportato dall’Enciclopedia libera Wikipedia, alla voce flauto traverso, abbiamo
-l’ottavino, che, come indica il nome stesso, produce suoni più acuti di un’ottava rispetto al flauto ordinario (ma ne esiste anche una versione in Reb);
-il soprano in Sol (un’ottava più acuta del flauto contralto); combina le caratteristiche dell’ottavino con quelle del flauto ordinario;
-il traverso;
-il tenore (o flauto d’amore) in Sib (notare la strana nomenclatura che lo vede più acuto del flauto contralto; sarebbe più giusto chiamarlo flauto mezzosoprano);
-il contralto in sol (una quarta più basso del flauto ordinario); è (come tutti gli strumenti non in Do) uno strumento traspositore perché suonando la nota corrispondente al Do si produce il Sol alla quarta inferiore;
-il basso in Do (un’ottava più grave del flauto ordinario);
-il contrabbasso in Do;
-il subcontrabbasso in Sol (doppio contralto) o in Do (doppio contrabbasso)
-l’iperbasso in Do.
Ma di tutta questa grande famiglia, sono il flauto ordinario, il flauto contralto e l’ottavino, quelli maggiormente utilizzati. Gli altri sono strumenti rari o rarissimi che trovano oggi difficile applicazione nelle orchestre anche a causa delle elevate dimensioni e della quantità di fiato necessaria per suonarli.
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Flauto di Pan
Ci sono altri due tipi di flauto forse sconosciuti ai più, che però vale la pena di raccontare, se non altro per le origini antichissime che hanno e perché sono considerati i progenitori del flauto moderno. Il primo è il flauto di pan, strumento antichissimo forse già in uso nell’epoca primitiva. La versione “più evoluta” ma comunque antichissima, lo vuole come una serie di canne, da 3 a 9, di varia lunghezza, tenute insieme da una corda o incollate fra loro. Oggi una versione molto simile al flauto di pan, la zampoña, è diffuso nell’area delle Ande.
A partire dal XVIII secolo, il flauto di Pan venne sottoposto ad alcune migliorie, come la qualità delle canne impiegate, grazie alla volontà di alcuni liutai rumeni. Questo flauto, così migliorato, ha fatto anche qualche apparizione nelle orchestre.
Chi volesse acquistare, anche per diletto, un flauto di pan, si ricordi che le canne di cui è composto devono risultare già secche. Se fatto di canne fresche che seccheranno in seguito, il flauto potrà cambiare intonazione (generalmente calante). Il flauto indiano è un flauto di bambù, uno degli strumenti più antichi di questo popolo. Sono tutt’ora strumenti molto semplici, senza chiavi e senza una tonalità pre-impostata. Oggi sono due le versioni di flauto indiano utilizzate: il Bansuri, a 7 fori, usato nella musica indostana dell’India del nord e il Pulanguzhal, con 8 fori. Risulta essere usato nel sud della penisola indiana.
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